Beni Comuni- Un diverso modo di possedere
Nathalia ed io abbiamo riportato alla Foresta delle riflessioni sorte durante la nostra trasferta a Napoli, dove abbiamo potuto confrontarci con diverse persone che animano e vivono gli spazi dell’Ex Asilo Filangeri. Quindi un grazie di cuore va a Gregorio, Giuseppe, MariaFrancesca, Nicola, Cesare e a tutti i ragazzi e le ragazze con i quali abbiamo scambiato opinioni, impressioni e pensieri.
È stato molto interessante seguire il racconto della storia e delle lotte che hanno portato a rivendicare questo spazio pubblico sottoutilizzato come spazio aperto alla sperimentazione di pratiche di gestione diretta e collettiva. Questo centro di produzione interdipendente è regolamentato secondo la Dichiarazione di uso civico urbano, elaborata, in 3 anni di assemblee pubbliche, dalla comunità dell’Asilo. Il modello di uso civico urbano dell’Asilo rappresenta un diverso modo di “fruizione di un bene pubblico, non più basata sull’assegnazione ad un determinato soggetto privato, ma aperto a tutti quei soggetti che lavorano nel campo dell’arte, della cultura e dello spettacolo che, in maniera partecipata e trasparente, attraverso un’assemblea pubblica, condividono i progetti e coabitano gli spazi”.
Questo modello di uso collettivo dei beni pubblici, incardinato sui principi di accessibilità, inclusività, imparzialità e fruibilità, consente di superare la logica della competizione per approdare in un orizzonte che, nutrendosi anche di conflittualità, – elemento insito alle relazioni umane- sperimenta l’autogoverno collettivo, il valore della cura reciproca e l’esercizio consapevole dei propri diritti collettivi, connessi ai rispettivi doveri.
La questione dei beni comuni, nella sua declinazione di usi civici, attraversa le discussioni de La Foresta. Pensiamo che aprire una riflessione sull’utilità sociale dei beni comuni sia un punto di partenza per stimolare nuovi modalità di partecipazione consapevole e democratica della “cosa comune”.
Foto in copertina: presa dal sito dell’Asilo